Il paese è considerato il luogo dell’ozio e dell’accidia. Anche se non è così (in realtà è un luogo che non concede tregue, sei sempre di fronte alla tua vita, non c’è modo di distrarsi) al mio paese è nata la libera università degli accidiosi (www.unibis.org) e io lì sono docente di una delle tante discipline improntate all’ozio. La mia si chiama “teoria e tecnica della passeggiata” ma ci sono anche “ergonometria della panchina”, “scienze dell’inutilità”, “etiche dell’incanto” e “antropologia del distratto”.
(il silenzio)
Chi viene dalla città e arriva nel paese per qualche ora, trova un silenzio che gli fa tanto bene, un silenzio che gli fa credere di essere in un luogo di pace e tranquillità. Non è affatto vero, il paese, oggi, è un luogo snervante, in cui non è per niente facile rilassarsi. I motivi sono tanti, compreso il silenzio e il suo perenne rimandarci alle cose che ci mancano, che non ci sono più. A me questo non dispiace. Giro per i paesi proprio per le cose che non ci sono più. In fondo le delusioni, le mancanze sono le stampelle a cui si sorregge la mia scrittura.
Franco Armino, Terracarne, Mondadori (un estratto da Nazione Indiana)
“metafisica delle tavolozze” è la disciplina del momento, vero Pes? 😀
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Sì, nessun colore mi convince, alla fine, ma non voglio il bianco. Qualche suggerimento?
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oggi c’è un bel colore, mi ricorda certi golfini (o mantelline) di lana morbida che mi metteva mia madre 🙂
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