Archivio mensile:ottobre 2011
me e la mia testa
alberi
passeggiate
perchè poi sì
sono una scimmia, in fondo-
eppure sì,
dopo il letargo, si potrebbe anche ricominciare a tirar fuori la testa qui nei blog.
Ho quasi paura a dirlo.
tempi moderni
La soggettività sociale sembra debole e frammentaria, di fronte all’assalto finanziario. Trenta anni di precarizzazione del lavoro e di competizione hanno distrutto il tessuto stesso della solidarietà sociale e reso fragile la capacità psichica di condividere il tempo, le cose e il respiro. La virtualizzazione della comunicazione sociale ha eroso l’empatia tra corpi umani. Il problema della solidarietà è sempre stato cruciale in ogni processo di lotta e di cambiamento sociale. L’autonomia si fonda sulla capacità di condividere la vita quotidiana e di riconoscere che quel che è buono per me è buono per te, e quel che è cattivo per me è cattivo per te. La solidarietà è difficile da costruire ora, che il lavoro è stato trasformato in una distesa di celle temporali ricombinante, e di conseguenza il processo di soggettivazione è divenuto frammentario, an-empatico e debole. La solidarietà non ha nulla a che vedere con un sentimento altruista di sacrificio. In termini materialisti la solidarietà non è una faccenda che riguarda te, ma una faccenda che riguarda me. Allo stesso modo l’amore non è altruismo, ma piacere di condividere il respiro e lo spazio dell’altro. L’amore è capacità di godere di me stesso grazie alla tua presenza, ai tuoi occhi.
L’intero articolo qui
registrazione online delle minuzie del quotidiano
oggi gran voglia di chiudere per tutto questo gran niente da dire che fa pensare
o vvediàmo
se si trova pace.
(Sarà difficile, visto il carattere dell’amministratrice )
libera università degli accidiosi
Il paese è considerato il luogo dell’ozio e dell’accidia. Anche se non è così (in realtà è un luogo che non concede tregue, sei sempre di fronte alla tua vita, non c’è modo di distrarsi) al mio paese è nata la libera università degli accidiosi (www.unibis.org) e io lì sono docente di una delle tante discipline improntate all’ozio. La mia si chiama “teoria e tecnica della passeggiata” ma ci sono anche “ergonometria della panchina”, “scienze dell’inutilità”, “etiche dell’incanto” e “antropologia del distratto”.
(il silenzio)
Chi viene dalla città e arriva nel paese per qualche ora, trova un silenzio che gli fa tanto bene, un silenzio che gli fa credere di essere in un luogo di pace e tranquillità. Non è affatto vero, il paese, oggi, è un luogo snervante, in cui non è per niente facile rilassarsi. I motivi sono tanti, compreso il silenzio e il suo perenne rimandarci alle cose che ci mancano, che non ci sono più. A me questo non dispiace. Giro per i paesi proprio per le cose che non ci sono più. In fondo le delusioni, le mancanze sono le stampelle a cui si sorregge la mia scrittura.
Franco Armino, Terracarne, Mondadori (un estratto da Nazione Indiana)