fratelli d’italia ?

Mi sento strana, in questi giorni. Di solito, pensavo, sono i vecchi a essere più conservatori, a manifestare un maggior attaccamento alle tradizioni, siano esse il panettone o il pranzo di Pasqua o una bandiera o un’idea.

E’ cominciata qualche giorno fa, che ho visto alla Coop vicino a casa mia che vendevano le bandiere tricolori. Oggi invece, che è la vigilia, vendono mazzi di fiori, sempre tricolori. Oppure ti potevi prendere, se compravi mezzo litro di latte Coop, non importa se parzialmente scremato, o una busta di grana già grattugiato, Il gattopardo, edizione Feltrinelli, con le lettere di Giuseppe Tomasi di, in appendice.

Poi una mattina ho visto su un balcone lungo la strada dove abito una bandiera a sventolare. Qui di solito le bandiere le mettono quando gioca a calcio la nazionale italiana e se vince passano per le strade con le macchine scoperte o in motorino facendosele sventolare alle spalle. Infatti nella finestra della casa di fronte al balcone c’era una sciarpa viola della Fiorentina che spenzolava un po’ bagnata.

Due giorni dopo le bandiere erano tre o quattro e oggi da qualsiasi parte tu passi ne vedi qua e là. Segno che la gente, questo paese, lo ama. Segno che dopo 150 anni, ci sentiamo fratelli d’Italia. Sorelle no, le donne contano ancora poco in questa nazione, dove per divorziare devi aspettare tre anni, non puoi adottare se sei single, non ti puoi sposare con una persona del tuo sesso, se vivi sola mi sa che, poverina, soffri.

L’altro giorno invece a scuola ho fatto leggere in una terza quel brano di Gramsci sugli indifferenti e discutendo di questo sentimento, l’indifferenza, siamo arrivati, non ricordo per quali vie, a parlare della festa dell’unità d’Italia e di cosa significhi essere italiano.Non mi aspettavo reazioni come quelle che ci sono state. A parte un nutrito gruppo che ha continuato a farsi gli affari suoi,come sempre succede a scuola oramai, ci sono stati due o tre alunni che hanno difeso con fermezza e orgoglio la loro italianità.

Ho pensato, questi sono di destra. Lo penso sempre di fronte a manifestazioni di nazionalismo acceso, più o meno acceso. Ma non sono ragazzi di destra, o almeno non so quanto oggi possano valere queste distinzioni e questa è una domanda che forse vale la pena farsi: solo chi è destra è nazionalista e amante della patria? la patria è un amore di destra? si può amare la patria da sinistra? e cos’è patria per uno di sinistra?

A me, quando penso allo stato italiano e a come si è formato mi vengono in mente il massacro di Bronte, Bixio con la sua faccia oscura, i briganti, Ernesto de Martino, e mi sembra che, come succede sempre in questo paese, ci capita di dimenticare e di nascondere il passato sotto la sabbia. Volèmose bbene.

Intanto non condivido, non ce la faccio, non ci riesco, è più forte di me. Ma pare che non si possa dire a voce tanto alta.  Un’amica a cena ci ha fatto trovare un vassoio con mozzarella, insalata e pomodori disposti come la bandiera italiana, un’altra ha fatto una bandiera di carta e l’ha appesa al balcone. Dice che l’ha fatto per far capire che lei non è come quelli della Lega che a Milano, in consiglio regionale, quando si è cantato l’inno di Mameli si sono alzati per andare a fare colazione alla bouvette e che è importante segnalare questa diversità.

A me l’inno di Mameli non piace, preferisco Verdi, se proprio ne devo scegliere uno. Ma non sono legista, almeno non credo.

Del resto non mi piace neanche Saviano, ma anche questa è una cosa che non si può dire, oggi, e mi sa anche domani.  L’altra sera gli hanno chiesto se vuole scendere in politica e, nel caso, se con la destra o con la sinistra. Poverino, non ha saputo mica rispondere tanto bene alla giornalista: ha detto che lui denuncia la camorra e la mafia, che c’entra, sembrava dire, la destra o la sinistra? Mi hanno detto che si è formato sui testi di Evola e di Schmitt. Io non li conosco per niente, i testi di Evola e di Schimtt, ma mi hanno sempre detto che tanto di sinistra non sono. Anche se in fondo non è questo che mi interessa.

Solo che non condivido le file alle librerie per ascoltarlo, tutto il battage pubblicitario che si è scatenato sui giornali solo perchè ha pubblicato un libro con Feltrinelli e non con Mondadori. Non condivido che se ne faccia un santino come padre Pio, da mettere in macchina attaccato al vetro. Mi spiace che tanti ragazzi lo ascoltino come si ascolterebbe un guru indiano. Preferirei che imparassero a pensare con la loro testa. Ma non si può dire, non si può più parlare male di Saviano, a quanto pare. E neanche dell’unità d’Italia.

12 pensieri riguardo “fratelli d’italia ?”

  1. anch’io non ho mai avuto troppo feeling con il tricolore, perchè anch’io penso che quelli che si definiscono “italiani” (così come quel gruppo di tuoi allievi) stanno a destra.
    però per oggi la bandiera spenzola fuori dalla mia finestra poichè ho pensato che una striscia tricolore stava anche al di sotto di quella rossa nel simbolo ufficiale del partito che non c’è (più) e che fu il mio per tanto tempo.
    L’inno mi piace così com’è, e se bisogna preferire Verdi, allora meglio: Si ridesti il leon di Castiglia. Va pensiero – lo dice anche Muti sulla Repubblica di oggi – è un inno per gli sconfitti, e noi – prima o poi – vinceremo.

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  2. meno siamo e meglio pariamo, come dire…
    Guarda che è vero il contrario, invece, da FB al bar non si fa che parlare male di Saviano e dell’unità d’italia.
    Scusa, pessima, ma perchè un ragazzo che fa la fila e si entusiasma per Saviano non pensa, dov’è l’automatismo? perchè uno deve leggere solo testi di “sinistra”? perchè se qualcuno studia (io ho studiato) Schmitt è per forza un fascista? beata te che hai certezze sulla destra e la sinistra io devo fare il ripasso con questo 😉

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    1. Non dico che ci sia un automatismo tra seguire Saviano e non pensare: è il fatto di aver bisogno- che di questo si tratta- di avere qualcuno che pensa per te e seguirlo senza farsi nessuna domanda su di lui e, soprattutto, su quello che dice e sui meccanismi all’interno dei quali dice quel che dice.
      Sul fatto di sapere dove sia la destra e dove la sinistra, anche io sono parecchio confusa, in genere, ma mi ha fatto impressione sapere che Saviano si era formato su Evola, mi sono sorpresa a pensare che in realtà di lui si sa molto poco eppure lo si considera un “compagno”. Affermazione questa che chiude il cerchio con quanto detto sopra dei ragazzi, le file e i guru. 🙂

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    1. T’è andata bene, insomma. 🙂 Non voglio fare una crociata anti- Saviano, ma non voglio neanche essere (più) trascinata dalle mode in maniera inconsapevole. Non dimentichiamo anche quello che Saviano ha detto dopo la manifestazione degli studenti a Roma, nella sua famosa lettera, nella quale sembra fare il verso, in tempi e contesti diversi, a Pasolini.

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  3. quello che scrivi a me pare più una critica ai suoi lettori che a saviano in persona > sono loro che fanno la fila davanti alle librerie e che – nel caso – pensano poco e male a quello che scelgono ed al perchè lo scelgono
    ma le ragioni – serie – per cui non ti piace qui sopra non le spieghi
    a me invece roberto saviano piace molto, e da quello che ha detto e scritto ho imparato parecchie cose
    è quello che c’è intorno a disturbarmi, anche le critiche vaghe che in fondo equivalgono a una fila poco convinta di fronte a una libreria
    ciao

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  4. E’ vero quello che dici, che non ho spiegato le ragioni per cui Saviano non mi piace. Perchè in parte erano contenute nella critica ai suoi fans: non parlerei di lettori, nella stragrande maggioranza dei casi, almeno per quanto riguarda le fasce giovanili con cui ho a che fare quasi quotidianamente, che sono ascoltatori di Saviano, più che lettori, sono persone per le quali l’amore per Saviano è nato soprattutto dopo il programma televisivo con Fazio. E il problema è proprio che la fila, invece, è convinta, ma come si è convinti quando si va a sentire un concerto di Ligabue o di Vasco Rossi e si fa la fila anche lì. Mi sembra, insomma, che Saviano faccia parte del grande spettacolo, del sistema- come si sarebbe detto una volta. Lo so che è una vecchia polemica, ma fino ad ora ha pubblicato tutti i suoi libri con la Mondadori, vale a dire con una società che è di un uomo che è implicato -ed è dir poco- in tutte le sue molteplici attività proprio con quelle organizzazioni criminali che lo stesso Saviano denuncia. Non credo che sia il solo “intellettuale” che ha il coraggio di denunciare quello che vede intorno a sè, credo che ce ne siano altri che lo fanno e l’hanno fatto e continueranno a farlo. Non condivido, ad esempio, la necessità di fare un libro che raccoglie gli interventi fatti da Saviano alla televisione: quello che capisco è che si tratta di un’operazione di mercato, attraverso la quale si sposta un autore da una casa editrice ad un’altra, dando anche una valenza politico-ideologica a questa operazione, in un momento in cui non era più possibile rimanere alla Mondadori. Ma in quello che Saviano dice in questo libro non c’è niente di nuovo rispetto a quanto ha detto in tv, così come , del resto, anche nel suo libro precendete, quello uscito più di un anno fa, c’erano solo articoli in gran parte già pubblicati su Repubblica. Mi pare, per concludere provvisoriamente, che Saviano abbia accettato di fare di sè un personaggio, di un certo tipo, tra l’altro, riappropiandosi in parte- come mi hanno fatto notare altri- dell’immagine di Pasolini, e personalmente non condivido questa scelta.

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  5. capisco quello che dici, ma continuo a pensare che sia più una questione di sovrastrutture e di contingenze che dello scrittore in sè / e del resto in questo preciso momento forse è meglio dire le cose (ed anche ripeterle) che tacerle
    vorrei peraltro ricordarti che gli stessi wu-ming che tu apprezzi e sostieni, pur con altro atteggiamenti ed altre logiche, pubblicano da sempre con einaudi che è essa stessa parte del gruppo mondadori

    personalmente credo che la coerenza radicale in questo momento storico implichi l’esclusione (e di tutto abbiamo bisogno fuorchè del silenzio delle nostre intelligenze), e credo anche che tutto sommato saviano abbia saputo offrirci dei momenti di buona tv, e che le sue frequenti ripetizioni dei contenuti dipendano in gran parte dal fatto che, a differenza di troppi altri, rifiuta il ruolo di tuttologo e si occupa di argomenti precisi che va rimarcando

    di eroi la gente ha sempre avuto bisogno
    in ogni società, a memoria d’uomo, la percentuale di coscienze attive è sempre stata molto bassa, essendo sostenuta da una nuvola di consensi passivi che più o meno fortuitamente hanno contribuito allo srotolarsi della storia
    negare questo significa misconoscere la natura umana e la sua purtroppo scarsa inclinazione a riconoscere il valore autentico del lavoro culturale e della formazione di una coscienza condivisa
    ciò non significa smettere di lottare ma essere quantomeno consapevoli dello stato delle cose – e in tutto questo, a mio modesto parere, saviano c’entra poco e fa quello che può con gli strumenti che gli vengono offerti

    un saluto

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  6. …..E molto difficile orientarsi nel panorama politico italiano personalita appartenenti storicamente e culturalmente agli ambienti della destra dicono cose di sinistra personalita storicamente e culturalmente appartenenti agli ambienti della sinistra operano e amministrano con scelte che potrebbero essere condivise anche da amministratori di destra.Dunque bisognerebbe far chiarezza e cercare di individuare qualche possibile linea di confine qualche variante imprescindibile superata la quale si e orientati o di qua o di la chiarezza necessaria se non al voto- quante variabili incidono poi sul voto e lo sappiamo bene quando si candida lamico della porta accanto o la persona cui dobbiamo qualcosa- sicuramente alla propria onesta intellettuale.Determinanti a stabilire un confine sono a mio giudizio le decisioni sulla spesa pubblica sulla gestione delle risorse.Mi sembra valido e inconfutabile il concetto che quando con le risorse di tutti si agisce e si operano migliorie per pochi si e evidentemente in una politica di destra e quando con le risorse di pochi quelli che piu possono i ricchi i benestanti si sarebbe detto una volta- si agisce e si operano migliorie per tutti siamo forse in una politica di sinistra.Se ad un prato ben tenuto di una villa privata concorriamo tutti con le leggi i permessi le tasse e gli sgravi fiscali ecco questa e una scelta di destra se un parco pubblico riapre con le risorse di una giusta tassazione ecco questa e una scelta di sinistra.Non e detto poi che siano proprio gli uomini dei partiti di sinistra ad operare scelte di sinistra ne che siano proprio gli uomini dei partiti di destra ad operare scelte di destra ma la linea di confine ci puo aiutare ad individuare al di la dei nomi e delle appartenenze il vero colore politico delle azioni di cui tutti quotidianamente subiamo le conseguenze.La politica di sinistra poi e apparentemente sciupona.Essa investe sulle risorse intangibili. Investe cioe su quelle che possono sembrare pure perdite nel presente la coltivazione delle menti la prosecuzione della memoria e della ricerca infine la non rozza conservazione della propria identita identita non solo artistica culturale storica e di ingegno ma anche paesaggistica come ebbe a dire recentemente Antonio Paolucci in una disseminazione territoriale su cui si e fondata la costruzione del Paese Italia e che da senso e significato alla nostra collocazione nel mondo.La politica di sinistra dunque sciupa per il futuro e dunque non sciupa. a progetto.La politica di sinistra sciupa per tentare di garantire una soglia accettabile di salute e di benessere a tutti perche un popolo piu sano mette da parte per il futuro e nel futuro continua a sperare.Ripeto non e detto che questa politica sia agita da uomini dei partiti di sinistra ne che riguardi lintero territorio nazionale oramai le regioni perseguono scelte del tutto autonome nelle piu importanti materie costituzionali e cosi puo capitare che una regione garantisca farmaci e dieta gratuita per i glicemici e i neuropatici e unaltra no che in una siano attivi corsi professionali e in unaltra no che in una anche il piu piccolo centro storico sia mantenuto e in unaltra si assista a vergognosi e drammatici abbandoni come le cronache dei giornali mostrano tutti i giorni.E non si dica che in momenti di crisi le scelte di spesa sono inevitabilmente univoche.Cosa spendere e per chi spendere anche in ristrettezze economiche resta una scelta politica si tratta di decidere infatti per chi e su cosa investire…….Pubblicato da.Cetta Petrollo…a.

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